Male ai muscoli delle gambe: come Max li previene
Male ai muscoli delle gambe: Massimiliano Bertini, in "arte" Max Bestia, è uno sportivo recentemente appassionato al triathlon e all'ultra trail e ne soffre, come chiunque in questo sport.
Come in tutti gli sport ad elevata intensità, i rischi di strappi, lacerazioni, infiammazioni e male ai muscoli delle gambe, ginocchia e polpacci sono sempre estremamente elevati.
In questa intervista, Max racconta la sua storia e come gestisce e previene i rischi di infortunio sportivo ed atletico con NOAPP.
Classe 1973, originario di Castano Primo nella zona del Ticino, Infermiere di terapia intensiva e papà di tre bambini nella vita, ultrarunner, triatleta per passione e per amore della natura e di una sana vita all’aria aperta, Max è un vulcano di energia e di idee in movimento. Ogni ostacolo da superare rappresenta per lui una nuova sfida e un’occasione per imparare qualcosa di nuovo.
È possibile confrontarsi con Max dal suo indirizzo Instagram @maxbestiabert per condividere la sua sensibilità fuori dal comune nel vivere la natura con un’allegria ed una gioia di vivere davvero contagiose.
D: Ciao Max! Grazie per aver accettato di raccontare la tua storia. Se dovessi oggi entrare in questa stanza “ virtuale” quali parole utilizzeresti per presentarti e descriverti?
R: Forse la prima parola che utilizzerei è “fragile” ma la seconda è di sicuro “determinato”.
Sono un atleta di endurance e prediligo le gare lunghe, non sono un superuomo ma sono sicuramente molto disciplinato. Mi piace la fatica della corsa in montagna, il mal di gambe non mi fa paura, e quando sono immerso nella bellezza succede che mi commuova molto.
Sogno tanto sia in gara che in allenamento, studio molto, faccio esperimenti e una valanga di errori, ogni volta che raggiungo un risultato è perchè ho insistito senza arrendermi.
Per il resto sono un Papà orgoglioso dei suoi bambini e un infermiere di terapia intensiva con una vita un pò complicata. Credo nello sport e nella fatica come valido metodo di crescita.
D: La curiosità di fronte al tuo nick “Bestia” è fortissima: dove ha origine e a cosa si riferisce esattamente?
R: L’origine si perda negli anni passati (merito della mia amica Sofia).
Immagino si riferisca al mio essere anticonformista nella mia attività sportiva: qualunque sia la condizione metereologica, purché ci sia un adeguato margine di sicurezza, non mi faccio problemi per affrontare un qualsiasi percorso.
D:La tua rinascita sportiva e di vita, ha inizio nel 2011: hai iniziato a correre praticamente da zero, per combattere ansia, stress e attacchi di panico.
Vuoi raccontarci di quel periodo e come è andata davvero?
R: In quel periodo stavo molto male, mi avevano dato degli psicofarmaci per poter tenere a bada il senso di pericolo proprio degli attacchi di panico. Dopo circa un mese, la cosa non mi stava bene.
Decisi di comprare dei completi da corsa, un k-way e una lampada frontale e di scalare i farmaci.
L’ansia non mi avrebbe avuto senza combattere e, un piccolo assurdo, il mal di gambe era il mio alleato verso il benessere.
Così ogni volta che sentivo partire la crisi uscivo a correre. Questo succedeva più volte nella giornata e non importava se fosse giorno o notte, ai prodromi prendevo ed uscivo.
La grande difficoltà era che pesavo più di 100kg! Più che l’immagine del corridore classico sembravo il rinoceronte della mandria in Jumanji!
Ho impiegato diverso tempo per superare ogni sintomo ma alla fine posso dire di aver sconfitto questo male oscuro.
D: Cosa ti ha attratto di questa disciplina e cosa ti ha spinto a continuare, fino a raggiungere traguardi importanti da Finisher, quali Ultra Trail du Mont Blanc, la LUT (Lavaredo Ultra Trail), Madeira Island Ultra Trail e molti altri a livello nazionale ed Europeo? Dicci di più!
R: Beh ho cominciato sognando sui libri che parlavano di corsa in montagna, leggevo di questi “alieni” che correvano giorno e notte in alta montagna, è stato come il canto delle sirene per Ulisse, solo che io non ho saputo resistere.
Ho cominciato a “pensare” di correre in montagna e ci ho dovuto lavorare un bel po’ prima di riuscirci finalmente e il mio primo Trail l’ho finito accompagnato al traguardo dalla mia amica Francesca Canepa.
Mi ha attratto la possibilità di fare molta fatica, di affrontare il male dei muscoli delle gambe con serenità e la possibilità del confronto con me stesso in ambiente ostile, del resto ogni Ultra Trail è un viaggio pieno di incognite e anche se sei preparato al meglio non sai cosa accadrà.
Molto si lega per me all’idea romantica di partire per un viaggio con tutte le sue incognite che non sono solo difficoltà ma anche conoscere gente che arriva dai più remoti angoli del mondo e ha la stessa passione con i quali condividi magari un pezzo di strada.
Quest’anno sono partito alla Trans GranCanaria senza adeguato allenamento: ero attratto dall’idea di farmi un giro da paura in un posto meraviglioso e questa mi è sembrata una motivazione sufficiente per completare il percorso da Finisher.
D: Negli ultimi due anni hai introdotto al fianco della corsa altre discipline, come la bici e il nuoto e ti stai orientando all Triathlon. Cosa ti piace e ti completa di queste discipline?
R: Sono tutte discipline che richiedono lunghe sessioni di allenamento e pratica. Ognuna con le sue peculiarità, esse rappresentano differenti coniugazioni del mio viaggio interiore.
Fatica, sogno e meditazione sono più legate al ciclismo, all’alpinismo e al nuoto. L’arrampicata sportiva è come lo yoga, propriocezione allo stato puro, un qualcosa che l’ansia mi aveva portato via e alla cui riconquista ho dovuto lavorare anni.
D: La tua vita si divide faticosamente tra rigidi e impegnativi turni in ospedale, dove svolgi la professione di infermiere di terapia intensiva, e i tuoi allenamenti sportivi.Come si concilia tutto questo con i tuoi impegni in famiglia e con i tuoi bambini?
R: Basterebbe avere giornate da 36 ore! Scherzo...ma non troppo. Cerco semplicemente di non far mancare nulla a nessuno.
Per allenarmi prediligo la mattina in modo da poter essere a prendere i bambini a scuola e accompagnarli alle varie attività sportive (ho ricominciato col nuoto perchè ero stufo di aspettare sugli spalti i miei figli fino al termine delle loro lezioni.
La vita in terapia intensiva di sicuro non rende le cose semplici perchè sei votato alla struttura e spesso devi continuamente rivedere turni e tempo libero e questo rende le cose un pochino complicate, ma, se si vuole fortemente, una soluzione si trova sempre.
D: Questo 2020 è un anno stato particolarmente duro e a dir poco intenso per ognuno di noi, a causa del Covid19, pandemia che ha colpito ogni paese su scala mondiale e che ci ha costretti ad un ridimensionamento delle nostre vite e a cercare di costruire nuovi equilibri: c’è qualche episodio di quelli vissuti da infermiere, in prima linea, che vorresti condividere con noi?
R: È stata una grande esperienza, di quelle che non avremmo voluto provare. Noi non potevamo in coscienza essere da un’altra parte perchè siamo dei professionisti e non degli Eroi.
Ricordo tanto la paura ogni volta che ci si chiudeva nelle tute in tyvek e si entrava nelle stanze nonostante questo abbiamo fatto il nostro dovere.
Abbiamo curato, consolato e accompagnato nel percorso di cura i nostri pazienti fino alla dimissione nei reparti di base, siamo stati la loro famiglia, a causa dell’ isolamento dai loro cari e questo ha cambiato parecchio le dinamiche del rapporto di cura che solitamente abbiamo.
D: Pur non essendo tu un atleta “professionista”, conduci una vita al limite di questo ruolo: sarai stato perciò vittima in questi anni di diversi fastidi, lesioni o infortuni. Come li previeni e li gestisci quando capitano?
R: Fastidi, dolori osteoarticolari e male alle gambe, ai polpacci e alle ginocchia mi accompagnano come amanti fedeli. Io non sono uno che sta molto fermo o si stanca facilmente: il più grande goal del mio allenatore, Renato, è quello di riuscire a portarmi al riposo più che all’allenamento per evitare che il sovraccarico funzionale prenda il sopravvento e mi costringa a ipotecare mesi di escursioni.
Il rischio è sempre grande e voglio, in fondo, evitare inutile male alla muscolatura.
Ogni giorno mi dedico allo stretching e pratico yoga, in aggiunta prima di una gara e in post gara eseguo un trattamento dal mio fisioterapista Stefano Punzo.
Non assumo farmaci o integratori ma spesso faccio sedute di Tecar terapia per l’apparato osteomuscolare o onde d’urto per la mia spina calcaneare che mi fa dannare.
Per approfondire gli inconvenienti del male ai muscoli delle gambe, dolori e delle infiammazioni osteo articolari in ultra trail, consigliamo la lettura di questo articolo
D: Come gestisci i tuoi recuperi tra una tappa e l’altra durante le Ultra? E nella tua routine quotidiana e settimanale di allenamenti? Raccontaci la “ settimana Tipo” - se esiste- di Max.
R: Recupero sulle salite, per il resto cerco di alimentarmi al meglio e di star caldo, ma non mi fermo. Con una vita scandita dai turni in ospedale, purtroppo tracciare una settimana tipo è impossibile.
Ho un week end libero ogni sei e lo dedico ai bambini, ma in generale a meno che non sia in gara, quei giorni sono solo per loro. In settimana effettuo un allenamento combinato palestra e piscina, un’uscita in bici, una di corsa in piano facendo lavori di qualità e un giro in montagna o trail o vertical a seconda del tempo che ho a disposizione.
D: L'infiammazione muscolare acuta e i dolori ai muscoli delle gambe possono essere prevenuti anche con un utilizzo di NOAPP in fase di allenamento.
Una muscolatura irrorata e ossigenata ha minori rischi di infiammarsi e creare strappi, migliorando il benessere generale dell'atleta. Non doversi fermare per muscoli infiammati e doloranti è un enorme vantaggio, credo tu possa confermarlo.
Indirettamente e conseguentemente, se la muscolatura è più efficiente significa che recupera prima e meglio.
R: I tubolari NOAPP sono stati una grande scoperta, mi sono trovato subito bene, sono molto confortevoli e per nulla opprimenti sia in gara che in recupero post gara, e utilizzandoli si ha un beneficio tangibile non solo sui polpacci ma anche sul quadricipite.
Ho notato che i dolori alle gambe sono fortemente ridotti: le gambe sono “fresche” per un tempo maggiore e nelle salite le soffro meno.
D: A partire dall’estate 2020 hai iniziato a testare i tubolari NOAPP: raccontaci in quali occasioni li hai utilizzati e le tue prime impressioni in merito.
R: In allenamento li uso molto la mattina presto quando faccio gli High Interval Training appena sveglio e i miei polpacci soprattutto sono molto doloranti, li sto usando molto in bici ora che posso allenarmi con costanza e su giri lunghi.
In gara li ho usati allo Swiss Peaks 170 Km, fino alla prima base vita devo dire che ho avuto la sensazione di avere una muscolatura molto attiva e performante, assolutamente non infiammata, e di solito i primi 40/50 km li soffro particolarmente e ci metto un po’ ad adattarmi.
D: A chi li consiglieresti nell’utilizzo e perchè?R: Li consiglierei senza dubbio ad ogni atleta o appassionato di sport endurance.
Sono davvero efficaci per contrastare l’affaticamento muscolare.Sono contenitivi ma non opprimenti e questo è un plus non da poco.
NOAPP permette di far espandere il muscolo in modo fisiologico evitando noie da eccessiva compressione e dolori.
Sono caldi, si asciugano in fretta e li usi sia come gambali che come manicotti e questo ti fa dimezzare il peso, recuperi più velocemente infiammazione e dolori muscolari alle gambe, polpacci e tutti gli arti inferiori e aiutano a prevenire crampi e contratture.
Io mi trovo davvero molto bene.
D: Max, ormai ti conosciamo un pò di più e siamo certi che non starai fermo nei prossimi mesi. Quali sono le tue prossime gare e i progetti in programma?
R: Al momento non ho un programma predefinito, molte gara del cuore sono già state annullate per l'edizione 2021, credo che anche per il prossimo anno si debba un po’ valutare la situazione, purtroppo la pandemia sta rendendo difficile organizzare gare e viaggiare per correrle.
Lavorerò di sicuro perchè lo Scenic Trail si possa correre in tutte le sue distanze visto che faccio parte del comitato di organizzazione.
Ho un Ironman come sogno nel cassetto e lo Swiss Peaks Trail come rivincita dopo essermi dovuto fermare quest’anno.
Di sicuro continuerò ad allenarmi perchè poterlo fare è per me non una fatica ma un vero piacere. Anche i dolori gambe in questi contesti sono la mia grande sfida.
Grazie per averci raccontato qualcosa in più di te, continueremo a seguirti e ti auguriamo di portare a casa nuove scoperte e sensazionali avventure anche nei mesi a venire! Ovviamente, senza dolori muscolari gambe!
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Per approfondire come la tecnologia NOAcademy influisca in modo significativo sulla gestione delle infiammazioni muscolari, puoi leggere questo articolo sul nostro blog.